Avrei più che volentieri evitato di scrivere di guerra, di Ucraina, di Russia e di NATO, ma sollecitato da alcuni conoscenti solo “occasionalmente svegli”, sono tuttavia costretto a farlo.
Mi viene chiesto, non senza una punta di sarcasmo, per quale motivo io che da anni rompo la testa a tutti con il mio pacifismo, ecologismo, ambientalismo, animalismo, antimilitarismo, tutti concetti per i quali vengo puntualmente deriso, non abbia espresso aperta condanna verso l’invasione russa dell’Ucraina, “adesso che è in corso una guerra“.
Cari pacifisti della domenica, il motivo è molto semplice, ma ovviamente voi che andate a messa con il solo scopo di battervi il petto onde poi attaccare chi non la pensa come voi, non siete minimamente sfiorati da simili concetti: chi è pacifista, lo è sempre e comunque, non solo quando lo dice la TV, non solo quando vi ricordate “che è in corso una guerra” o quando nella vostra ignoranza saccente credete che sia tempo di pace, perché il fatto che la TV o i giornali non abbiano parlato in questi anni di alcuni dei conflitti in corso non significa che quei conflitti non esistessero e non producessero un numero elevato di vittime, ma voi arrivate con il solito comodo tempismo, come quelli che si accorgono che esiste un problema occupazionale solo quando è il proprio figlio a dover accettare paghe da miseria.
Adesso che buona parte della dormiente opinione pubblica si sveglia dal letargo in cui era sopita e si accorge che esiste un conflitto ai confini del nostro così “pacifico” continente, lo stesso che ci ha garantito quei tanto decantati 70 anni di pace, che proprio grazie al vostro sonno profondo è ancora possibile propinare come verità nonostante sia una enorme e palese falsità, per gli smemorati giova ricordare che non era una lite condominiale quella che coinvolse l’ex Jugoslavia in uno scontro fraticida tra il 1991 e il 2001, scontro in cui l’Italia del governo D’Alema si fece onore bombardando la Serbia con proiettili all’uranio impoverito, per i più smemorati ricordo inoltre che in quel governo l’attuale Presidente della Repubblica, il pacifista Sergio Mattarella, era vice Presidente del Consiglio e nel governo successivo divenne Ministro della Difesa, con enormi responsabilità nei confronti dei nostri militari impegnati in Kosovo che in seguito a quelle “missioni di pace” cominciarono ad ammalarsi e a morire come mosche a causa delle leucemie provocate dall’esposizione con l’uranio impoverito.
Della “guerra in corso ” il sottoscritto ne parla da ben otto anni, ovviamente è sempre rimasto inascoltato proprio da quelli che adesso si scaldano e puntano il dito contro i terribili russi, ma quando osavo raccontare fatti che non trovavano spazio sulla stampa nostrana come la Strage di Odessa, loro mi rivolgevano sorrisetti di commiserazione pensando mi riferissi forse ad un episodio della Seconda Guerra Mondiale e invece era solo il 2014.
Il sito Wars In The World riporta un’interessante mappa dei conflitti attualmente in corso, ve ne sono una settantina, la metà dei quali sono direttamente finanziati dall’Occidente, ma di questi conflitti ai pacifisti globali non interessa nulla, così come ai nostri media.
Voi ai quali il ruolo di pacifisti su richiesta riesce sempre molto bene, adesso spolverate una bella bandiera arcobaleno della cui parola stampata sopra non capite affatto il significato, la esponete in bella vista al posto della bandiera gialla che chiede “verità per Regeni” oppure al posto di quel “Andrà tutto bene” così in voga nell’ultimo biennio, possibilmente sul balcone che affaccia proprio sulla strada, in modo che tutti al solo posare i loro sguardi su cotanti brillanti colori possano immediatamente individuarvi come potenziali premi Nobel, indicarvi come esempio di cittadinanza consapevole e sempre pronta ad aiutare i più deboli, gli sfortunati e i sofferenti che poi gli stessi sofferenti di oggi sono i medesimi che soffrivano ieri e anche l’altro ieri e che probabilmente continueranno a soffrire domani, quando i TG non parleranno più di questi fatti e le troup televisive avranno abbandonato le loro postazioni (perlopiù comode camere d’albergo con vista sulla città) per dedicarsi a qualche nuovo fenomeno mediatico, più remunerativo o interessante, come l’ultima presa di posizione della piccola e bionda ecologista Greta o l’ennesimo scoop riguardante Ferragnez, la disinteressata coppia di filantropi nostrani, loro sì che sono degni d’interesse, e delle nefandezze della guerra non importerà più nulla a nessuno di quelli che adesso s’indignano, perché in questa occasione avranno ripulito le proprie coscienze e assolto il compitino da provetti pacifisti, come quei fedeli che attraversano la Porta Santa durante il Giubileo, lavando così i propri peccati, e tanti saluti ai poveri ucraini.
In seguito potranno tornare a prendere di mira i novax e gli anti green pass, invocando per questi i campi di concentramento, il carcere e le cannonate di Bava Beccaris; potranno tornare ai loro spritz, vernissage e flashmob, potranno tornare a occuparsi di MotoGP, di Formula 1 e di calcio, potranno finalmente andare allo stadio, sfogando così i propri bassi istinti, urlando insulti a squarcia gola contro i tifosi avversari, augurando una morte repentina al calciatore riverso sul terreno di gioco e potranno ricordare all’arbitro il brutto vizio della sua consorte, alla faccia del pacifismo.
La guerra l’ho sempre condannata, non a parole, ma con i fatti, le chiacchiere non aiutano nessuna popolazione in difficoltà e non fermano di certo i proiettili, o forse voi credete che le vostre bandiere e le vostre marce della pace riescano a fermare gli eserciti?
Il mio telefono compie quest’anno 10 anni di vita, il vostro ogni quanto lo cambiate per passare all’ultimo modello, quello per il quale, dei 25 bambini di 6-7 anni che occorrono per tirar fuori il cobalto dalla solida roccia, alcuni muoiono per incidenti sul lavoro, altri per complicazioni dovute al contatto con materiale altamente radioattivo e i pochi superstiti si ritroveranno con gli arti amputati o altre gravi menomanzioni e tutto per soddisfare il nostro sfrenato materialismo.
Quante automobili avete in famiglia? La utilizzate anche per andare al tabaccaio che dista appena duecento metri da casa vostra? Quando vi lavate i denti quanta acqua sprecate lasciando il rubinetto aperto? E il cibo, quante volte lo gettate nell’immondizia? Quanti di voi utilizzano le bottiglie di vetro? Quante lavatrici fate ogni settimana e quante di queste a pieno carico? Che temperatura avete in casa durante l’inverno, quando fuori si gela e voi ve ne state al calduccio in maniche corte. Cosa hanno a che vedere con la guerra le vostre abitudini?
Se pensate che le guerre si facciano per difendere i diritti di popolazioni inermi siete degli ingenui oppure degli imbecilli irrecuperabili, allora staccatevi un dente e aspettate che si faccia vivo il topolino, ma ditegli che vi paghi in Bitcoin.
Le guerre si fanno innanzitutto per poter sfruttare risorse presenti nel sottosuolo di paesi generalmente poveri, quelli che una volta erano definiti “Terzo Mondo”, se poi si tratti di petrolio, di gas naturale, di oppio, di cocaina, di acqua, o semplicemente per rovesciare governi (regime change) o per vendere armi e tecnologie belliche e spesso questa è una ovvia e conseguente speculazione (a tal proposito, provate a chiedervi chi esporta più armi), cambia ben poco, una piccola cerchia di uomini schifosamente ricchi guadagnerà ulteriore ricchezza e potere, mentre a morire saranno sempre e soprattutto civili innocenti, e i bambini quando avranno la fortuna di figurare fra i sopravvissuti saranno comunque fra quelli che porteranno le peggiori cicatrici nel corpo e nell’anima.
Le popolazioni russofone del Dombass subiscono da otto anni continue rappresaglie, prepotenze e vessazioni da parte dei cosiddetti nazionalisti ucraini, quelli che l’ennesima rivoluzione colorata organizzata da Washington pone alla guida dell’Ucraina nel 2014, quelli che sulla propria divisa portano le svastiche naziste, quelli che parlano di pulizia etnica e di supremazia della razza bianca (perché il fascismo è da condannare solo quando fa comodo), quelli che piazzano cecchini a far fuori qualsiasi cosa si muova nel loro raggio d’azione, quelli che convocano mercenari e tiratori scelti da mezzo mondo offrendo loro “safari” in cui le prede sono esseri umani, costringendo migliaia di bambini ad alzarsi alle 5 del mattino per andare a scuola con il favore delle tenebre in modo da non rimanere colpiti dai proiettili o a fare scuola nelle cantine in ambienti che sembrano più trincee che aule scolastiche, come aveva promesso l’ex presidente Poroshenko che per rappresaglia contro le popolazioni del D, o ancora, nei periodi di tregua, a fare lo slalom fra le mine e i proiettili inesplosi o rischiare la vita quando ricominciano i bombardamenti.
In otto anni questa guerra civile ha prodotto quindicimila vittime, ma nessuno fra le anime belle che oggi si indignano per l’invasione russa si è indignato o è andato in piazza a chiedere che finisse la carneficina in Dombass.
Quanti di voi hanno protestato per il conflitto sanguinario che dal 2015 si svolge nello Yemen?
Quanti di voi hanno protestato per le guerre condotte dall’Occidente democratico negli ultimi vent’anni in Iraq, in Afghanistan, in Libia o in Siria? Abbiamo ancora una volta esportato democrazia a suon di bombe, provocato milioni di vittime e danni incalcolabili, raso al suolo città e villaggi, incenerito persone e animali, avvelenato sorgenti, fiumi e terreni una volta fertili.
Le sole sanzioni economiche contro l’Iraq volute dagli Stati Uniti provocarono la morte di mezzo milione di bambini iracheni, un numero di vittime maggiore , ma il Segretario di Stato americano Madeleine Albright, alla giornalista che le domandava se un simile tributo di vite, superiore perfino al numero di vittime causato dalla bomba atomica di Hiroshima, fosse un prezzo accettabile, rispose con il gelido cinismo che caratterizza questi personaggi senza coscienza, che era il prezzo necessario per portare la democrazia (cioè devastare) quello sfortunato paese (qui il video con l’intervista).
Chi ha versato lacrime per quelle vite spezzate?
Chi ha pianto per i bambini palestinesi uccisi dalle bombe israleiane a Gaza nel maggio 2021? (fonte Ansa)
Di questi volti non resterà nemmeno il ricordo, nessuno erigerà monumenti, panchine rosse o aree gioco in loro memoria, nessuno indirà giornate mondiali per ricordare il loro sacrificio, non ci sarà una piazza, una via o una scuola che porterà il loro nome, il dolore causato da queste perdite a chi va addebitato e come sarà ripagato?
Del vostro pacifismo buonista che approva più armi per gli eserciti dei buoni, più bombardamenti sulle città dei cattivi, più sanzioni per gli Stati “canaglia”, e il termostato di casa abbassato di due gradi per non foraggiare i tiranni cosa se ne faranno questi bambini?
“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché rassomigliate a sepolcri imbiancati, i quali di fuori appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putredine. Così anche voi di fuori apparite giusti davanti agli uomini; ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità.“
(Matteo 23: 27-28).
Non vi piace il discorso? Allora non venite a parlare di pacifismo a me ed evitate di farmi vedere le vostre lacrime di coccodrillo, recatevi piuttosto nelle piazze, quelle che sono state vietate a chi manifestava pacificamente contro il green pass, lì potrete cantare inni alla pace insieme alle anime belle come voi che sapete piangere sempre e solo le vittime che vi indica il padrone, pagliacci che non siete altro!