In questi mesi di vita da reietto ho potuto conoscere moltissime persone che subiscono la mia stessa sorte, non solo docenti ma anche poliziotti, medici e paramedici (i sanitari per me sono degli oggetti in ceramica), commesse, operai, dipendenti pubblici, segretarie, ecc., ciascuna con la propria cultura, estrazione sociale, razza, carattere e sensibilità, ma tutte accomunate dall’essersi ritrovate escluse dalle normali frequentazioni e dalle abituali attività, condannate all’esilio sociale e questo senza aver commesso alcun reato o aver contravvenuto ad alcuna legge, anzi al contrario, per il solo fatto di essersi resi difensori dei diritti costituzionali che apparterrebbero a tutti i cittadini ma che invece vengono ormai rigettati con enorme noncuranza dalla grande maggioranza di essi.

Per essersi opposti ai ricatti e alle ritorsioni vengono pubblicamente additati come colpevoli, irresponsabili, untori, e finanche criminali, e poi ci sono le etichette con cui un’opinione pubblica ormai totalmente anestetizzata ed acritica bolla tutti quelli che osano pensare diversamente, novax, negazionista, complottista, terrapiattista, categorie inventate di sana pianta e che in una società sana non verrebbero utilizzate poiché prive di significato, ad esempio io penso che la Terra sia sferica eppure nessuno mi ha mai dato del terrasferista, inoltre essendomi sottoposto a tutte le vaccinazioni pediatriche obbligatorie, nessuno mi ha mai identificato come il “sivax tranne uno”, ma nella triste epoca in cui viviamo invece vengono appellativi che dovrebbero quantomeno palesare l’idiozia di chi li pronuncia, vengono marchiati a fuoco sulla fronte dell’oppositore di turno, e qualsiasi azione pregevole, misericordiosa o degna di nota, da costui svolta in precedenza viene rimossa e mai più considerata. 
Poco importa che dietro la narrazione ufficiale si celano interessi clamorosi, che avrebbero dovuto far sorgere qualche sospetto almeno ai nostri giornalisti d’inchiesta, purtroppo quando la proprietà di ben 24 testate giornalistiche appartiene al medesimo gruppo, è ovvio che chi avrebbe dovuto denunciare ometta e chi avrebbe dovuto storcere il naso si limita a guardare altrove.
Sarebbero sufficienti le molte contraddizioni degli stessi “esperti” per insinuare il dubbio in una mente non ancora in grado di ragionare, ad esempio proviamo a fidarci della “scienza” come se questa potesse essere rappresentata esclusivamente dai quei quattro figuri senza alcuna dignità che da oltre 20 mesi presenziano i vari talk show televisivi, investiti di autorevolezza scientifica non si sa bene in base a quale criterio dato che oltre a sbagliare puntualmente le loro apocalittiche previsioni non risultano aver mai pubblicato nulla di scientificamente significativo, ma consideriamo affidabile ed efficace l’arma vaccinale come unica protezione contro questo dannato virus, ebbene non si capisce cosa ha da temere da un non vaccinato chi ha già ricevuto le fatidiche due o addirittura tre dosi, per cui dovrebbe risultare protetto, anzi “immune” dal contagio come sottolineato anche dal nostro premier, sua onnipotenza Mario Draghi che dall’alto della sua onniscenza ha pubblicamente affermato, in una celebre conferenza stampa che “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire… non ti vaccini, ti ammali, muori oppure fai morire. Non ti vaccini, contagi, lui o lei muoiono “, un vero capolavoro della menzogna e pronunciato con impassibile freddezza, un automa mostrerebbe maggiori emozioni, ma non un freddo banchiere che nell’arco della propria vita non ha evidentemente mai provato empatia, d’altornde in Grecia lo conoscono molto meglio di noi per loro sventura.
Nella sua sadica sete di potere e nella cinica volontà di schiacciare i sudditi è riuscito a smentire perfino le stesse case farmaceutiche che i vaccini li producono, nei loro fogli illustrativi infatti (scaricabili dal sito AIFA) affermano che i sieri prevengono la malattia da Covid19, ma mai e poi mai si sono spinti ad affermare che tali prodotti prevengono anche il contagio da SARS-CoV-2.

La differenza non è affatto sottile, chi si vaccina può contagiarsi e dunque contagiare, sullo stesso foglio illustrativo è scritto che “Come per tutti i vaccini, Comirnaty potrebbe non proteggere completamente tutti coloro che lo ricevono, e la durata della protezione non è nota“, per cui non è affatto diverso da chi non si vaccina.
Delle due l’una, o mentono sapendo di mentire o sono più imbecilli di quelli che li hanno dato ascolto, fattostà che tali personalità hanno attuato una inutile quanto malvagia discriminazione nei confronti di chi ha legittimamente scelto di non sottoporsi a questa sperimentazione anche perché è (ancora) un diritto sancito dalla Costituzione della Repubblica, oltre che dalla Convenzione di Oviedo e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dalla Risoluzione 2361/2021 del Consiglio d’Europa (che vietava anche la discriminazione di chi decide di non vaccinarsi) inoltre è anche grazie alle tasse dei non vaccinati che è stato possibile acquistare l’intera fornitura di vaccini e sono ancora le stesse tasse a garantire la sanità pubblica a tutti i cittadini, inclusi i mafiosi, gli assassini, i corrotti e i corruttori.
Pur pagando le tasse regolarmente e profumatamente, il sottoscritto non usufruisce del Servizio Sanitario Nazionale dall’anno 2013, non un medico mi ha più visitato o ha emesso una ricetta in mio favore, non per masochismo ma perché mi mantengo in salute seguendo le semplici regole dell’igienismo, eppure le mie tasse hanno permesso di curare anche fumatori incalliti che continuano a fumare nonostante sia risaputo che il fumo provoca il cancro, hanno permesso di curare quelli che si mettono alla guida di un veicolo sotto l’effetto dell’alcol o di sostanze stupefacenti provocando incidenti e anche quelli che abusano di tali sostanze, hanno permesso di curare quelli che pur essendo obesi e cardiopatici (spesso le due cose sono legate) continuano ad ingurgitare quantità enormi di cibo spazzatura, eppure le patologie cardiovascolari sono la principale causa di morte in Italia con oltre 230.000 vittime ogni anno e con costi immani per lo Stato, questo non mi scandalizza e non provoca in me indignazione, non mi è mai passato per la testa di chiedere al governo di negare le cure per tali categorie o altre, mentre invece contro i cosiddetti novax è stato chiesto a gran voce, ma solo dalle persone perbene.

Per chi si trova nella condizione di discriminato non esiste più cinema o discoteca, pub o ristorante, piscina o palestra, biblioteca o museo, treno, bus o aereo, tutto gli è precluso poiché la nostra democratica nazione si è trasformata in qualcosa di abietto che dietro la candida faccia del perbenismo a oltranza, ha finito per discriminare una parte dei propri cittadini, considerati ormai dei paria, che seppur in minoranza, rappresentano almeno un terzo dell’intera popolazione italiana, se fossimo ancora in democrazia questa “minoranza” sarebbe stata tutelata.

Se questa discriminazione avesse riguardato popoli e paesi lontani, buona parte della pubblica opinione si sarebbe indignata e avrebbe intrapreso svariate forme di protesta, dalle petizioni alle marce e ai boicottaggi contro quei governi tanto antidemocratici da applicare misure discriminatorie così umilianti, invece il fatto che queste misure vengano applicate dai governi che hanno esportato democrazia a tutte le latitudini del globo, fa sì che siano pochi a comprendere la gravità della situazione e a condannare tali misure, i più si sono adeguati con totale rassegnazione e talvolta con colpevole complicità, e quelli che prima vedevano fascisti ovunque adesso tacciono, purtroppo però non è la vergogna a farli tacere.

Non intendo trattare ancora una volta del come e del perché si è potuti arrivare a tanto, a questo ci penserà la storia anche se dubito che qualcuno la studi, ad instruire ed educare ormai ci pensano le fiction televisive e i social media, comunque chi lo ha compreso non riceverebbe ulteriori spunti e chi invece non lo ha ancora compreso, molto probabilmente non lo comprenderà mai.

Posso affermare che nonostante tutto, la mia vita non ha subito grandi cambiamenti, non frequentavo discoteche o cinema, mentre ristoranti, pub e pizzerie mi vedevano seduto ai loro tavoli al massimo in un paio di occasioni all’anno, invitato da amici o da alunni a festeggiare un compleanno o la fine dell’anno scolastico.
Continuo a fare quello che facevo prima, ma prima potevo farlo solo nel tempo libero, ora che non sono più un insegnante e di fatto mi viene impedito di lavorare, la scuola non occupa più la gran parte del mio tempo, che di conseguenza è diventato permanentemente libero.

Ho incrementato il tempo dedicato alla lettura, ho potuto così sfoltire testi che negli anni avevo accumulato in alte e sbilenche torri sul mio comodino e ovunque nel mio studio.
Ho ricominciato a disegnare ritratti su richiesta, per committenti che neanche conosco, come spesso avviene quando si lavora sul web.
Ho potuto dedicare del tempo al bricolage, in modo da sistemare le molte cose che non andavano nella mia casetta, dalla grondaia che perdeva, al sottotetto che disperdeva calore, oltre alle piccole riparazioni fra tetto e cantina.
Ho potuto svolgere finalmente con continuità dell’attività fisica, cosa che mi ha permesso di recuperare in breve tempo una discreta forma.
Infine ho potuto dedicarmi all’osservazione della natura, attività che prima svolgevo solo in maniera superficiale durante le mie passeggiate quotidiane o tuttalpiù nelle saltuarie escursioni in montagna.

Va però precisato che se la mia vita non ha subito grossi cambiamenti non è perché la natura degli eventi non sia stata sconvolgente, e le misure emanate non siano stata criminali, ma perché negli anni che hanno preceduto questi fatti non mi sono stretto le catene ai polsi rendendomi schiavo con le mie stesse mani, non mi sono mai indebitato con banche e finanziamenti preferendo stringere la cinghia anziché accendere mutui e ingrassare i banchieri, il mio pranzo o la mia cena non è mai dipeso dal bar o dalla tavola calda, per i miei spostamenti la mia utilitaria stile Fred Flinstones è sempre stata più che sufficiente e ancor di più lo sono state le mie gambe e la mia bicicletta, e soprattutto ho sempre fatto da me quello che in genere si tende a far fare agli altri, dall’imbianchino all’elettricista, dal falegname all’idraulico, non mi frega nulla del cinema e ancora meno della palestra, avendo fatto sempre le vacanze estive zaino in spalla ho potuto visitare i migliori musei del mondo e anche se non entro in una biblioteca da quando ero studente, i libri li ho sempre acquistati nei mercatini delle pulci e possiedo alcune edizioni che valgono di certo più della carta straccia in voga oggi.

Chi credeva che sarei andato di corsa al primo hub a farmi iniettare un farmaco sperimentale pur di accaparrarmi il “posto statale” rimarrà profondamente deluso, io posso vivere altrimenti, prima di fare l’insegnante ho fatto dozzine di lavori e nei periodi di magra ho imparato a vivere con poco e certamente con meno di quello a cui sono abituati i dipendenti statali.

Se non avessi vissuto in maniera così “primitiva” mi sarei dovuto obbligatoriamente piegare ai ricatti, invece pur non percependo più uno stipendio, posso continuare a vivere seppure in una modalità che per buona parte delle persone significherebbe sopravvivere.

Da quando il tempo è diventato la mia maggiore risorsa, le mie passeggiate per campi e boschi non sono più limitate ad uscite di un’ora scarsa ma sono diventate vere e proprie escursioni di diverse ore, specie quando il meteo o la stagione lo permette, delle missioni di osservazione, di rilevazione e se Madre Natura lo consente, di raccolta.
Per far ciò non ho certo avuto bisogno di acquistare alcuna attrezzatura professionale o alcun capo di abbigliamento tecnico, è stato sufficiente indossare i miei soliti indumenti, gli stessi che indossavo a scuola, i pantaloni cargo multitasca e la solita maglia grigia (a proposito, non indosso sempre la stessa ma ne ho tre identiche) e le mie vecchie e rodate scarpe da trekking ormai malridotte ma sempre affidabili, con me porto il mio coltellino pieghevole, alcuni sacchetti di plastica, un taccuino, una matita e la macchina fotografica e un impermeabile di quelli tascabili, in modo da esser pronto in caso di scherzi metereologici.

In questo modo ho trascorso l’intera estate e l’autunno, appostato dietro gli alberi, aqquattato in mezzo ai rovi (le mie gambe e i miei pantaloni ne portano i segni), sdraiato nel folto del sottobosco, in attesa che comparissero alcuni degli abituali frequentatori di questo ambiente naturale: caprioli, cinghiali, volpi, lepri, martore, tassi, ricci, bisce, biacchi, scoiattoli, picchi, cince, merli, corvi, cornacchie, ghiandaie, pettirossi, poiane oltre alle sempre presenti arvicole, lucertole campestri, e un’infinità di insetti.

Ho percorso il bosco in lungo e in largo, in maniera discreta per non disturbare la fauna selvatica, ne ho potuto osservare il lento mutare nel corso delle stagioni, ho imparato a riconoscere e distinguere le specie vegetali (alcune delle quali commestibili e se raccolte nel periodo opportuno anche prelibate), ho compreso il comportamento dei corvi, animali che mi hanno sempre affascinato e che avevo studiato in passato sebbene solo sui libri, inoltre il camminare a lungo mi ha dato la possibilità di riflettere molto, di mettere ordine nei pensieri, di fare introspezione, di pregare, di ridere, di piangere, di meditare, attività che si rivelano molto utili per recuperare equilibrio e serenità.

Ho potuto seguire alcuni gruppi di caprioli e in particolar modo una femmina adulta e i suoi due piccoli che nel corso di questi mesi hanno preso confidenza con l’ambiente circostante e imparato a muoversi con circospezione anche se sempre sotto lo sguardo vigile della madre, gli ho immortalati in diversi scatti che in seguito sono divenuti dei dipinti.

Ho potuto assistere ad una sfida tra il maschio dominante e un giovane rivale, lo scontro è durato una dozzina di minuti durante i quali sono rimasto senza fiato non solo per lo stupore ma perché i due contendenti, affrontatisi di fronte ad una platea di esemplari femmine (il cosiddetto harem) saltando e spingendosi a colpi di palchi compiono delle evoluzioni in un ampio spazio per cui non ero certo di aver scelto il luogo più opportuno da cui osservare tutta la scena e temevo di ritrovarmi improvvisamente e pericolosamente vicino al contatto… per fortuna il giovane capriolo ne uscì vincitore e il maschio adulto, sfinito dal combattimento, nella sua fuga mi passò accanto sfiorando il cespuglio dietro al quale ero nascosto, unico spettatore umano presente sulla scena, tuttavia non sembrò accorgersi della cosa o molto più verosimilmente la sua preoccupazione maggiore era la fresca e cocente sconfitta, tanto che suscitò in me profonda pena, un sentimento abbastanza stupido se vogliamo, giacché gli animali vivono secondo le regole naturali e non fanno drammi né meditano vendette come invece facciamo noi bipedi evoluti.

I colleghi e i pochi amici che mi hanno reso omaggio di una loro visita durante questo periodo, mi hanno trovato sorprendentemente in forma e di umore sereno, il paradosso è che loro, avendo accettato il ricatto chiamato Green Pass pur di non perdere lo stipendio, sono costretti a sottoporsi a tampone ogni 48 ore, a fare lunghe file in farmacia, ad indossare mascherine, ad igienizzarsi le mani, a discutere e litigare, a vivere un ambiente, quello scolastico, che ormai è diveuto un vuoto contenitore asettico, dove emozioni e sentimenti sono banditi, un amplificatore di ansia, una macchina gestita dall’intelligenza artificiale, pronta ad eseguire qualsiasi comando arrivi dai vertici, propagatore del perbenismo fasullo e buonista, semplificatore e riduttore di qualsiasi concetto degno di approfondimento e dibattito, per cui si trovano ad invidiare me che nonostante la disoccupazione e l’isolamento forzato, conduco una vita abbastanza serena, a mancarmi non è lo stipendio, sono le relazioni con quegli amici che ormai non posso più frequentare, ma per loro scelta poiché non sono io ad essere cambiato, non valuto le persone in base al loro stato vaccinale, e non essendo più un insegnante (non all’interno dell’istituzione scolastica almeno) ciò che mi manca più di ogni altra cosa sono gli alunni, che non avrò più modo di accompagnare in quella delicata fase della vita chiamata adolescenza, che me li presentava ancora bimbetti e me li faceva salutare una volta cresciuti e pronti a spiccare il volo.

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