I due anni trascorsi nella massima fase depressiva mi hanno lasciato in eredità una scarsa tolleranza agli addii, non sopporto i distacchi, le separazioni, mi si forma un nodo in gola e mi si aprono i rubinetti agli occhi.

Sono arrivato a Peveragno nell’anonimato e a testa bassa, consapevole che una cattedra di appena otto ore, due su ciascuna delle quattro classi assegnatemi, non avrebbe potuto incidere in maniera significativa, specie considerando le prevedibili e probabili limitazioni delle misure anti-Covid, ma intenzionato a fare quel che da sempre mi riesce meglio, mostrare empatia, comunque un’occasione per cominciare a piantare i semi della consapevolezza.
Non starò a ripetere di come il terreno abbia accolto questi semi, nè ripeterò di quali germogli abbia sviluppato.
Non sono in grado poi di prevedere se i frutti saranno dolci oppure amari, questo solo il tempo potrà dirlo, ma una cosa posso affermarla, come sempre è il terreno a far la differenza e Peveragno offre dei terreni eccellenti, e non solo per le celebri fragole.

Alcune giovani piante sembrano promettere bene Alice, Anna, Sofia, Emanuele, Salma, Giulia e Lucia che hanno terminato il loro percorso alle medie, ma anche Marianna, Emma, Giorgia e Luca che sono solo a metà del loro percorso, infine ci sono i teneri germogli, quelli con cui ho trascorso più tempo e a cui ho potuto dedicare maggiori cure, non perché non fossi affezionato anche agli altri, semplicemente perché sono rimasti più tempo in presenza in classe, i vari Tommaso, Elia ed Elia, Anna B, Asia, Sofia, Giada, Susanna, Federico, Vincenzo, Aurora, Letizia, Lucrezia, Valentina, Viola, Gioele, Oliver, Ilaria, Beatrice, Samuele, Djakariya, Pietro, Vanessa e Vanessa, Greta, Edvin, Thomas, Lorenzo, Sara, Diego, Alessio, Matteo, Clara, Mathias, Alessandro e Veronica, ragazze e ragazzi di cui porterò con me un ricordo indelebile che custodirò lì dove custodisco sempre gli affetti più cari.

Vi sono stati però dei casi particolari, ragazzi e ragazze molto fragili, per alcuni dei quali si è decisa la non ammissione alla classe successiva, ovviamente “per il loro bene“, questa l’ovvia motivazione ufficiale, anche se la sola colpa di questi alunni è avere difficoltà di apprendimento e genitori che continuano a farsi la guerra a colpi di avvocato anziché dedicarsi ai propri sofferenti figli, i quali, come spesso accade, saranno gli unici a pagarne il prezzo.

Per quanto mi riguarda tutto si può superare, da ex dislessico e disortografico posso affermarlo, le difficoltà di apprendimento potevano essere supportate se questi genitori avessero firmato la documentazione necessaria, ma non c’è stato accordo fra loro e così niente supporto, il recupero invece lo si sarebbe potuto effettuare o perlomeno tentare, ma anche quella pista è stata scartata, niente denaro per i corsi di recupero, tradotto in termini comprensibili significa niente docenti disposti a fare opera di puro volontariato al di fuori dell’orario scolastico eccetto il sottoscritto, per carità, decisione più che legittima, ma che stona parecchio in persone che predicano buonismo.

La DAD, questo mostro concepito certamente da qualcuno più degno del manicomio che del Ministero, infatti solo un demente potrebbe credere che dall’interazione con un computer la mente di un bambino possa evolvere e maturare consapevolezza, ma tant’è che nessuno contesta e si procederà con una sempre maggiore “integrazione” di questo “non metodo“, finché la didattica tradizionale verrà definitivamente soppiantata in favore della DAD, non manca molto ormai.

All’inizio dell’anno scolastico ci siamo trovati con ben 16 bambini ritirati dai diversi ordini di scuola del Comprensivo, da famiglie che hanno deciso di intraprendere forme alternative di apprendimento come l‘istruzione parentale, la prossima estate porterà ulteriori famiglie a decidere in tal senso, d’altronde come dar loro torto, se si vogliono veder crescere bambini sani ed equilibrati, la scuola è ormai il luogo meno adatto allo scopo, la scuola appiattisce e uniforma le menti e in un ambiente simile, la sola domanda che si porranno i ragazzi sarà “quanto manca alla fine della lezione?.

Tutto questo nel totale disinteresse dei docenti, anzi peggio, durante i consigli di classe, le battutine e le derisioni nei confronti di queste famiglie, sono fioccate numerose, non solo ipocrisia ma soprattutto ignavia, tra non molto si perderanno cattedre, com’è giusto che sia visto che verrà a mancare la “materia prima“, ma loro continuano a ridere, deridere e schernire, mostrando una tale mancanza di consapevolezza che in una categoria ritenuta ormai a torto “intellettuale”, fa proprio orrore.
Ancora una volta la storia non ha insegnato proprio nulla, specie a  quelli che dovrebbero conoscerla, dopotutto, quando nel 1453 l’Impero Romano d’Oriente cadde e le mura di Costantinopoli vennero abbattute dall’esercito ottomano, i dotti e i sapienti erano occupati a discutere del sesso degli angeli, e quando la scuola italiana già devastata verrà definitivamente abbattuta e i docenti sostituiti dall’Intelligenza Artificiale, quelli continueranno a discutere se dare o non dare la lode o se in sala insegnanti è preferibile avere una macchina Nespresso o il classico distributore di veleni.

In occasione dell’ultimo giorno di scuola, avevo fatto una richiesta alla mia dirigente, desideravo che i ragazzi uscissero tutti da una medesima uscita in maniera da fargli fare una passerella finale in cui potessimo scambiarci un saluto da persone vere.
Dopo aver negato le uscite sul territorio per l’intero anno scolastico e l’utilizzo del laboratorio di arte, ancora una volta una richiesta respinta, le norme antiCovid non lo consentono, anche se ormai siamo in piena estate e la temperatura è di trenta gradi, infatti è noto che i virus amano prendere il sole e potrebbero approfittare dell’ultimo giorno di scuola per alzarsi dalle sdraio e tentare un assalto dell’ultimo minuto, tutto ciò in nome del buon senso ovviamente, lo stesso buon senso che vede colleghi salutarsi porgendosi vicendevolmente il gomito e questo nonostante i continui lavaggi e strofinamenti con gli igienizzanti, in tali condizioni come si possono criticare le famiglie che ritirano i bimbi da scuola?

La mia piccola parte l’ho fatta, ho rischiato innumerevoli volte il posto e non solo quello per mantenere un clima disteso e sereno, personalmente ho bandito l’uso dell’igienizzante se non per smacchiare i banchi dai segni dei pennarelli o dei pastelli a cera, quando ho indossato la mascherina è stato sempre sotto il mento, non ho terrorizzato i ragazzi con promesse di contagio, ma li ho tranquillizzati ricordandogli che alla loro età, il sistema immunitario è in grado di sconfiggere qualsiasi attacco esterno a patto che non lo si stoppi a suon di paracetamolo, il risultato è stato un clima sempre disteso e un entusiasmo dilagante, grazie al quale hanno potuto realizzare elaborati eccellenti e sperimentare tecniche e stili.

Quel che il futuro riserverà non è in mio potere saperlo, i presupposti non promettono nulla di buono e il prossimo assalto vaccinale vedrà aggredire proprio i più giovani sempre con la scusa di proteggerli, troppe famiglie hanno assecondato le assurde richieste degli pseudo-tecnici, troppi medici hanno taciuto, troppi intellettuali hanno disertato e troppi docenti hanno obbedito senza porsi alcuna domanda.
Non fosse altro che il terreno su cui ho seminato i miei preziosi semi ha caratteristiche formidabili e se ci sarà qualcuno che continuerà ad averne cura, l’esito potrebbe essere sorprendente, non mi resta quindi altro da fare se non sperare che il Signore, Buddha, la Grande Madre o chi per loro, possa stendere una mano protettrice e misericordiosa a salvaguardare i giovani germogli mentre la sua collera divina, spazzi via tutti quei parassiti che da tanto tempo ormai cercano di nutrirsi della loro anima innocente.

Arrivederci Peveragno.

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