Devo ammettere che spesso ho serie difficoltà a scegliere il tema del nuovo elaborato da proporre ai miei ragazzuoli, non per mancanza di fantasia, ma perché devo decidere tra quello che piace a me, quello che piace ai ragazzi e quello che è utile in ottica didattica e soprattutto che favorisca lo sviluppo del pensiero divergente, cioè a farli evolvere dal punto di vista mentale.
Finora non ho quasi mai seguito il classico programma se non per pochi ed essenziali punti che ritengo essenziali.
Devo altresì ammettere che alcuni dei lavori proposti erano abbastanza complessi per dei ragazzini di prima media, oltretutto provenienti da un ultimo anno di elementari trascorso per metà in didattica a distanza, con l’ansia prodotta dai “professionisti dell’informazione” e attorniati da ipocondriaci che sbraitano non appena la punta di un nasino sbuca fuori dalla mascherina.
Eppure questi ragazzini hanno saputo reagire sempre prontamente e con entusiasmo a qualsiasi lavoro proponessi.
Alle iniziali perplessità rispondo sempre che non importa il voto, importa l’impegno e il volersi mettere alla prova, li informo inoltre che alcuni elaborati sarebbero destinati a ragazzi di età maggiore, di classe seconda e in alcuni casi di classe terza, il conoscere ciò non li spaventa, ma li motiva.
Dal momento che anche le classi prime sono state spedite a casa, costrette a lavorare in DAD dall’innalzamento dell’indice di contagio, a sua volta basato su un metodo diagnostico, il tampone PCR, ritenuto inaffidabile dal suo stesso inventore, oltre che dallo stesso OMS, ma non dai nostri tutori della salute e dell’istruzione…  ho voluto mettere alla prova i miei alunni con una nuova tecnica, dal nome tanto ridicolo quanto misterioso, “la tecnica della pera rovesciata“, lo scopo primario era non annoiarli con lezioni svolte tramite l’odioso Google Meet, non indurli a fare quello che puntualmente alcuni di loro fanno con i miei colleghi, ovvero disattivare le webcam, staccare i microfoni e addurre a scusante la pessima connessione domestica.

Prova superata con grande partecipazione e l’immancabile entusiasmo.
Tengo a precisare che il tutto si basa sul metodo concepito da Betty Edwards, l’autrice del best-sellers “Disegnare con la parte destra del cervello“, un metodo con cui anche quelli convinti di essere negati nel disegno, riescono a realizzare disegni degni di ammirazione, riuscendosi a scrollare questa preconcetta mancanza di autostima, il nome che ho assegnato all’elaborato, “tecnica della pera rovesciata” è ispirato alla parte iniziale del disegno che assomiglia proprio a una pera, ma è solo un espediente per attirare la curiosità e l’attenzione dei ragazzi, come ne ho utilizzati nel corso dell’anno scolastico, ad esempio parlando della “tecnica dei 99 anni”, una tecnica che permette di realizzare dei capolavori ma che richiede un po’ troppo tempo per essere attuata…

Qui sotto la galleria immagini e il video tutorial.

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