Nell’estate del 1993, sugli schermi televisivi di bar, pub e lidi, ovvero nei soli luoghi in cui era possibile vedere il canale musicale Mtv, imperversava il videoclip “Runaway Train” della band alternative rock americana Soul Asylum.
Il pezzo era un’orecchiabile ballata energica che lentamente entrava nella testa dell’ascoltatore e il video era ancor più penetrante e potente, non poteva lasciare indifferenti, almeno quegli spettatori dotati di sensibilità.
La scelta della band era stata a dir poco originale, nel video infatti non vi era alcuna traccia delle tipiche immagini di spiagge festose o di splendide ragazze in bikini e neanche di treni pieni di allegri viaggiatori diretti verso le più gettonate località balneari, quello che invece appariva, era uno spaccato “nudo e crudo” oltre che inaspettato (specie da chi sognava il “Mito” USA) della realtà urbana americana, la schermata introduttiva comunicava a caratteri cubitali che nelle strade delle città d’America, oltre un milione di giovani scomparivano, centinaia di migliaia di fantasmi, bambini, adolescenti o poco più, fuggiti da casa perché maltrattati o per inseguire sogni e ambizioni troppo grandi per la loro età, e per questo finiti nelle mani di persone senza scrupoli che li hanno sfruttati, abusati e infine fatti sparire.
Nel video apparivano le fotografie di molti di questi volti, ragazze e ragazzi scomparsi, volti come quelli di tanti altri loro coetanei, con gli stessi sorrisi perché ripresi in frangenti in cui allegria e spensieratezza erano la ovvia aspettativa nella loro giovane esistenza, volti che ad un certo punto, hanno preso una strada sbagliata, un treno in corsa (runaway train), convinti che li avrebbe condotti verso l’ambita meta della propria realizzazione, un treno invece, destinato a non far più ritorno (never comin’ back) lasciando quelle anime sospese nell’attimo eterno di un ricordo immortalato in una fotografia.
Nello spettatore sensibile, restava un nodo in gola pesante come un macigno, e il tipico sapore dell’amarezza perché consapevole del vuoto incolmabile che queste scomparse lasciano nelle vite di genitori, sorelle, fratelli e amici, i quali passeranno il resto della propria esistenza alla ricerca di una traccia, di un indizio che dia loro una speranza, la speranza di ritrovarli e rivederli, speranza che il più delle volte rimane disattesa.
Il testo della canzone in realtà parla della depressione in cui il suo autore, il cantante Dave Pirner, era sprofondato, nel testo infatti paragona la sua condizione a un treno che non può fare ritorno, come se non vedesse alcuna via d’uscita.
Il videoclip comunque vide differenti versioni a seconda dei paesi in cui fu proiettato, cambiavano infatti le foto dei bambini scomparsi. Negli Stati Uniti, di quei 36 volti apparsi nel videoclip, 21 furono ritrovati, degli altri 15 nulla si seppe. A quelle persone va il mio pensiero e la mia vicinanza, ai Soul Asylum il mio ringraziamento per non aver seguito le regole del mercato, al Signore la mia riconoscenza per avermi donato, tra le altre cose, sensibilità ed empatia.

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